19 de julio de 2012


LIBERIAMOCI  DALLA GUERRA,  DALLA COCA E DALLA CORRUZIONE POLITICA.

Miguel Angel Herrera Zgaib[1]
Miguel.herrera@transpolitica.org

Due alternative

La settimana scorsa, il partito della Guerra, ha fatto appello alla configurazione di un fronte contro il terrorismo, per “purificare” la nazione intera, focalizzato in un bagno di sangue ancor piú grande di quanto giá non si sia dato e sotto l'eufemismo di chiamarsi democratici, mentre sono impantanati in oscuri negoziati come quello di Invercolsa.

Oggi soffiano altri venti dal sud, bacchettando definitivamente la guerra e la coca in quanto affari sanguinosi. Le comunitá di Toribío e Miranda, nel nord del Cauca, non solo offrono un sacrificio eroico e reiterato, ma anche l'esempio che è possibile ribellarsi pacificamente contro la guerra imposta nei loro territori dagli attori armati. Questo è un fatto storico senza precedenti, che produce un arresto alla politica pubblica della guerra come catastrofica conduzione delle questioni comuni.

Insegnare con l'esempio

Il CRIC, i Nasa, Guambiano e Paez, hanno scelto la vita ed in molti che ci opponiamo apertamente alla guerra come formula per “risolvere” le ferite della disuguaglianza e dell'esclusione, oggi sentiamo che è presente una voce in piú, riconoscibile ed opposta al partito della morte, senza tentennamenti e disposta al dialogo efficace.
Gli uni e gli altri ci convoncano di fronte al paese a dei “che fare” opposti ed ugualmente responsabili delle loro conseguenze. A Toribío e Miranda, gli eredi dei popoli originari, le comunitá mobilitate rifiutano la demenziale maniera di risolvere il conflitto interno con piú morte. 

Queste sono le condizioni di coloro i quali ieri hanno smontato i sacchi di sabbia e le trincee della polizia a Toribío, mentre allo stesso tempo marciavano alla ricerca della guerriglia, per dirle di abbandonare i loro territori. Perché la sicurezza duratura la costruisce la gente stessa, come dimostrazione di autonomia ed auto-organizzazione, cioé di maturitá intellettuale e politica.

Il loro portavoce Feliciano Valencia, segnala che la forma di liberarci dalla guerra é cominciare dalla casa. Per questo necessitiamo forza organizzativa, solidarietá ed appoggio di tutta la nazione.

Una causa complementare

È un appello per fermare l'imbroglio della guerra, per curare la tremenda disuguaglianza sociale e l'insultante corruzione politica. Da qui il giovane senatore Camilo Romero, invita a realizzare un referendum cittadino per revocare il congresso infestato dalla para-politica e dal clientelismo. È l'altra gamba del tavolo che ci permette collocare la Colombia sui suoi veri piedi. È la quota iniziale.

La contro-riforma privata della giustizia

La politica della repressione è divenuta metastasi pubblica con l'episodio della contro-riforma della giustizia, a cui hanno concorso gli appetiti privati dei membri delle tre funzioni del potere pubblico, esecutivo, legislativo e giudiziario, con il silenzio complice degli organismi di controllo, sotto l'apperente interesse di servire la causa pubblica.
L'unica forma di fermare il piú aberrante atto di clientelismo conosciuto, fu di ricorrere alla partecipazione cittadina attraveso il referendum, che obbligó il presidente ad adottare misure eccezionali provocando la caduta del ministro Esguerra.

Una cura contro il cancro sociale

Un requisito per curare il cancro della rappresentanza irresponsabile è che di qui in avanti tutti i funzionari, i governanti di turno, coloro che comandano, obbediscano. Ció significa che siano soggetti al giudizio pubblico, cioè che siano revocabili dalle loro posizioni ed alla stessa maniera che tutti vengano eletti democraticamente; che compaiano di fronte alla popolazione che soffre i loro danni e la loro corruzione o che applaude e riconosce i loro meriti, che in Colombia sono sempre meno rispetto alle scelleratezze impuni.

Una proposta nazionale

Che da queste importanti premesse si risponda al cosiddetto Fronte contro il terrorismo, con la Azione cittadina, comunitaria e popolare per liberarci dalla guerra, dalla coca e dalla corruzione politica. A questo ci invitano in questa settimana, quanto meno due voci opportune che vengono dal sud della Colombia, quella del CRIC con Feliciano Valencia e quella di Camilo Romero, il giovane senatore del Nariño che orienta oggi il referendum per revocare il congresso. A queste si unisce l'iniziativa dei giovani organizzati dentro e fuori del Mane[2], che sono riusciti a bloccare la contro-riforma dell'educazione superiore.

Sono tre gambe della rivoluzione democratica in corso. La quarta e definitiva è ovviamente la cittadinanza, la moltitudine plurale, mobilitata, ognuno di noi che renderemo o meno possibile con la nostra partecipazione cosciente e decisa questa urgente operazione che recuperi la salute di una repubblica affetta dai parassiti ed in continua agonia.



[1]              Professore Associato, exdirettore di Scienze Politiche e Unijus, Universidad Nacional de Colombia. Professore della Maestría Estudios Políticos U.Javeriana. Ex rettore nazionale della Universidad Libre. Autore: La participación y la representación política en Occidente. Coautore: Educación Pública Superior, hegemonía cultural y crisis de representación política en  Colombia, 1842-1984. Direttore del gruppo di ricerca Presidencialismo y participación Colciencias/Unijus, presid.y.partic@gmail.com.
[2]              L'acrononimo sta per Mesa Amplia Nacional Estudiantil, ovvero Tavolo Allargato Nazionale Studentesco, rete che coinvolge studenti di tutto il paese. N.d.T.

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